Abbiamo sostenuto l’edizione del volume “La stampa addosso - Giancarlo Siani - La vera storia dell’inchiesta” di Armando D’Alterio, Procuratore Generale a Potenza che, grazie alle sue indagini, condannò i mandanti e gli assassini di Giancarlo Siani.
Siani, ventisei anni, giornalista e corrispondente del quotidiano Il Mattino, moriva il 23 settembre del 1985, per mano di alcuni sicari del clan Nuvoletta i quali, su ordine di Cosa Nostra, lo crivellarono di colpi mentre era seduto nella sua Citroën Méhari, a Napoli. Siani moriva per causa delle inchieste giornalistiche che stava conducendo allo scopo di denunciare le faide tra i clan della camorra oplontina, e i diretti legami di questa con la mafia dei Corleonesi. «È importante dare valore a chi, come Siani, ha pagato con la vita la sua denuncia dettata dal senso civico e dalla correttezza», ha dichiarato Francesco Tavassi a La Repubblica Napoli.
Non ci piace infatti pensare a Giancarlo come a un martire o a un eroe: preferiamo fare nostra la sua vicenda, come si fa con i luminosi esempi. In una terra martoriata come la nostra, siamo convinti che la legalità debba essere la stella polare dell’azione concreta di tutti, dal cittadino alle Istituzioni al tessuto produttivo, del quale facciamo parte.
È per questa ragione che, in qualità di quarantennale azienda del Mezzogiorno, troviamo che la legalità sia un imprescindibile modus operandi e un autentico investimento: libero dalle ingerenze della criminalità organizzata, il Sud può finalmente esprimere la virtuosità delle proprie tradizioni produttive; la propria sapienza professionale, sempre orientata ad un rapporto di limpida fiducia col cliente. Il proprio rispetto per il lavoro e i lavoratori, un valore di solidarietà e familiarità. La propria capacità di adattarsi al mondo che cambia non rinunciando alle antiche identità. Siani è il figlio di un popolo che vuole somigliargli. Raccogliamo la sua sfida partendo da noi.